domenica 31 marzo 2013

Effetto Francesco

Austerità e contegno. Formalità nella forma e nella sostanza. Nella piccola chiesa alle porte della città si respirava quella noiosa aria di austerità e contegno da anni. Ogni Natale, ogni Pasqua, ogni Santa domenica. Niente coro, qualche voce. Un clericale, formale distacco tra il popolo di fedeli, sempre meno folto, e chi il popolo lo guida, predicando una Parola sempre meno ascoltata. Padre Nostro, Gloria. Messa finita andate in pace. Poche volte ho ascoltato veramente quella predica.
Tranne oggi.
Qualcosa è cambiato. Un linguaggio diverso, vicino alla gente. La Parola si è riempita di significato: stavolta il celebrante non era solo un sacerdote, ma un Uomo di Dio tra la gente, per la gente. Esempi concreti, parole semplici, vere. E ancora, la già citata Speranza, augurio per il nostro futuro che non stanca mai. Oggi ho capito che davvero la Chiesa sta ritrovando una nuova linfa, ci rende più partecipi, più interessati, più consapevoli. Questa è stata la mia Pasqua: con alla fine, un piccolo miracolo. L'anziano sacerdote che ho visto sempre da lontano, alla fine scende dall'altare, la sua figura cammina in mezzo alla gente, si avvicina alla porta di uscita e stringe la mano a tutti e a tutte, "Buona Pasqua", augura con un sorriso. Una carezza a una bambina, una stretta di mano al padre che la tiene in braccio. L'effetto Papa Francesco si fa sentire anche fuori da Piazza San Pietro, facendo grandi i piccoli gesti. Con segni come questo, che forse neanche sapevamo di aspettare.

Buona Pasqua a tutti!

lunedì 25 marzo 2013

La Speranza che c'è in noi (prima o poi)

Da una parte i 200mila giovani laureati senza lavoro e a caccia di un impiego, i 3 milioni di disoccupati di tutte le età, e i 2,8 milioni di precari (fonte: La Stampa). Il tutto, condito da una realtà corrotta (per non parlare della politica), spesso annaffiata di retorica e concimata di interessi che spesso e volentieri non sono proprio quelli per il bene della collettività.

Dall'altra parte un uomo, un Papa, che parla a una piazza gremita di quegli stessi giovani e dice: "non fatevi rubare la Speranza".
Lo scrivo con la S maiuscola, perché la Speranza è qualcosa di speciale, di importante, di prezioso. E che nessuno dovrebbe effettivamente sentirsi autorizzato a portarci via.

Ne parlo perché Papa Francesco ogni volta mi stupisce e perché conosco molto bene l'argomento, vivendolo ogni giorno sulla mia pelle da circa 10 anni. So cosa vuol dire lavoro precario, con compensi ridicoli (non esistono "stipendi"), futuro incerto se non inesistente, e nessuno che punta su di te (in compenso puntano sui soliti raccomandati o su chi non ha il ciclo. Storie vecchie millenni, insomma).
So cosa vuol dire inseguire un sogno e fare dei sacrifici per rincorrerlo, anche se arriva il momento in cui ti chiedi se ne vale la pena (o peggio, se sei tu a valerne la pena).

Io raccomandata non lo sono mai stata, questo sia chiaro. E se oggi ho imparato a navigare piuttosto bene nel mare agitato del precariato, a testa alta -anche se con un punto di domanda grosso come una casa sul domani -, se ho imparato a non piangermi addosso e a rimboccarmi le maniche non arrendendomi mai e tenendo in piedi tre, quattro lavori in un colpo che insieme rendono economicamente come mezzo, è perché devo ringraziare chi, finora, in me non ha mai smesso di credere.

Non sono in molti, potrei citarli uno ad uno, ma so che a loro non fa piacere la pubblicità.

Alcuni mi conoscono da sempre: due in particolare mi hanno fatto nascere e mi hanno cresciuto, insegnandomi i valori del non tutto dovuto, dell'onestà - che alla fine dovrebbe pagare sempre -, e dell'umiltà.

Un altro è stato una sorpresa, e a lui va tutt'ora la mia stima. Questo signore, colto e gentile, che ancora oggi imbroglia l'anagrafe, mi seguiva tutte le mattine in tv: gli piaceva la mia trasmissione. Non so se per caso o per destino, ma è stato lui a illuminarmi, a credere nel mio progetto, ad aiutarmi a svilupparlo. E a dirmi, sempre dandomi del garbato "Lei", quelle parole magiche: "voi giovani non dovete permettere a nessuno di togliervi la speranza". Una profetica raccomandazione, tre anni prima di Papa Francesco.

Chi ha creduto in me - o così spero: in ogni caso l'effetto benefico c'è comunque - è anche un Collega (con la maiuscola, perché è uno che il mestiere lo conosce bene): mi ha sempre incoraggiata, mi ha sempre detto "vai avanti". E così ho fatto: comunque vada.

Ecco: è sapere che c'è chi crede in noi, sapere che valiamo qualcosa, che non siamo spreco di spazio, ma nel nostro piccolo siamo speciali, originali: è tutto questo il seme della Speranza. Ed è questo il motore del nostro futuro, un futuro che ci stiamo creando con le nostre mani, anche se non è facile, anche se ce lo guadagniamo a "lacrime e sangue", ma che è (sarà) tutto meravigliosamente nostro, nonostante il brutto mondo che ci piove addosso. Io ci credo e spero proprio di non dover rivedere da qui a pochi giorni il mio ottimistico punto di vista.
Perché nonostante tutto, sono ancora convinta che se questi sono i presupposti, prima o poi, il buono arriverà.

sabato 23 marzo 2013

Che la farsa (non) continui

Sulla vicenda dei nostri Marò, ritornati in India, si è detto molto (e si potrebbe dire o scrivere molto, molto altro ancora).
Colpe, accuse, battibecchi, ricatti. Ma adesso, a parlare è il Capo di Stato Maggiore della Difesa, ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, che definisce il tutto (in particolare l'ultimo, vergognoso atto) una "farsa". Un attacco estremamente duro. Ma che, credo, riassume ciò che pensiamo tutti noi. E lo ha fatto dimostrando coraggio, onore e dignità.
Merci piuttosto rare, in Italia.

Pubblico qui di seguito il comunicato diramato dal Capo di Stato Maggiore, riportato dalle maggiori agenzie di stampa e dai quotidiani.

"Il Capo di Stato Maggiore della Difesa, a nome ed insieme a tutto il personale delle Forze Armate, si stringe affettuosamente ai nostri Fucilieri di Marina, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, ammirandone l’esempio, il coraggio, la disciplina e il senso dello Stato.
È consapevole e condivide la loro sofferenza e soprattutto quella delle loro famiglie che da noi non saranno mai abbandonate, oggi così come dopo la conclusione di questa vicenda.
Auspica che questa vicenda che sta sempre più assumendo i toni di una farsa si concluda quanto prima e che i nostri Fucilieri, funzionari dello Stato in servizio di stato, alla stessa stregua di tutti i militari che operano all’estero con Onore per la pace e stabilità internazionali, siano al più presto riconsegnati alla giurisdizione italiana".
Nota: il comunicato è stato partecipato anche al Presidente del COCER interforze, Generale Cotticelli.

Il comunicato stampa è disponibile sul portale del Ministero della Difesa.

giovedì 21 marzo 2013

Shopping di primavera (alla panna e fragole)

Sì, è arrivata la primavera! Poco importa se sabato e domenica stranamente pioverà (a pensarci bene è questa la conferma: ogni anno fa un tempo schifido ogni weekend mentre nel resto della settimana, quando siamo bunkerati in ufficio, splende il sole).
Quando si apre la bella stagione, noi ragazze di tutte le età usiamo sfogliare bramose le riviste femminili, con uno sguardo particolarmente famelico. Quali colori? Quali borse? Che forme di borsa? Righe (sì, tante righe) tacco, non tacco ballerine e via di seguito. Neanche il tempo rimettere nell'armadio il cappotto che pantaloni sempre più corti lasceranno presto spazio a shorts e bikini.

Un appello alla coscienza degli editori: la pubblicità sulle vostre riviste di modelle 16enne sottili come giunchi dai visini da bambole ha delle ripercussioni psicologiche feroci, in noi ragazze normali.

Prima di tutto, qualcuno mi deve spiegare com'è che a quelle i capelli stanno così. Eh sì, perché noi ragazze fin troppo normali abbiamo pure l'attaccatura dei capelli sbagliata: guardate me, che non mi posso farmi la frangia perché sennò mi si apre in due come le acque con Mosè (scusate ma la riflessione è d'obbligo, visto che mentre scrivo sono dal parrucchiere).

E poi, l'argomento forte, che tutti aspettavate, un po' scontato ma sempre in voga. Perché è con lei che dobbiamo fare i conti, anno dopo anno. E non ci bastano i ragionamenti "ma sei bella così", "tutte ce l'hanno, anche le modelle", o "è la personalità che conta".
Lei, ancora lei, sempre lei. Che non ti abbandona mai: la ciccia. Altrimenti conosciuta come adipe. Cellulite, insomma, porca miseria.
Ma, direte voi, "quest'anno la frego, ho giocato d'anticipo: sono andata in palestra".
È allora che si commette l'errore. Perché, sfrontate e sicure di noi, decidiamo che è il momento di auto gratificarsi concedendoci una giornata di shopping e prendendoci una rivincita, indossando finalmente qualcosa che metta in risalto il nostro nuovo corpo.
E allora succede che entri da Zara, provi un paio di jeans stretti. E qui il primo colpo: una 44 non ti va bene, e devi passare a una 46. Peccato che pensavi di essere ritornata alla tua 42 grazie alle sessioni di palestra alla Bridget Jones.

Vabbè. Arriva il momento del camerino. Entri, ti togli i pantaloni e arriva lo shock. Perché non ti ricordavi di avere quella pelle color vongola lagunare, per non parlare del derrière: pensavi di averlo reso un pochino più sodo (come se tutte le ore di palestra non fossero servite a NIENTE). Scendendo con lo sguardo la situazione peggiora drasticamente. Le gambe sembrano una strada di campagna boliviana piena di buche (non mi dilungo in particolari raccapriccianti, ma le donne sanno a cosa mi riferisco).
Ti convinci che è colpa del camerino, che sono le luci.
Esci riluttante e anche un po' schifata, e davanti ti ritrovi un mega poster di quella modella 16enne baciata dal sole con capelli perfetti e gambe dritte e toniche.
Meglio consolarsi in pasticceria, a questo punto. Dicono che panna e fragole siano (quasi) di stagione.

mercoledì 13 marzo 2013

Il Papa che verrà

Il sentimento è quello dell'attesa, come la notte di Natale. Si leggono molte cose in questi giorni, tutta la stampa nazionale e internazionale punta gli occhi (e i riflettori) sul caput mundi, Roma, per raccontare quello che succede ormai da secoli (raccontato molto bene su La Stampa negli approfondimenti della rubrica Vatican Insider, che consiglio). L'elezione del Pontefice, discendente di Pietro, avviene attraverso lo Spirito Santo che si manifesta attraverso il libero arbitrio dei cardinali elettori. No, non è un ossimoro, quello tra Spirito Santo/libero arbitrio: da leggere l'articolo sul Time di questa settimana, in proposito (http://ideas.time.com/2013/03/11/does-the-holy-spirit-choose-the-pope/).
La domanda a questo punto è: perché, dopo scandali di pedofilia, corvi, Vatileaks, congiuri e scongiuri, soldi, banche non banche ecc, insomma, tutto quello che ha travolto la Chiesa, il rito del conclave ci affascina e ci coinvolge tanto, provocando un'emozione crescente tale da toccare il cuore? Perché tutti - ma proprio tutti - volgono la loro attenzione all'elezione del nuovo Papa con così tanto senso di attesa, portando centinaia di persone a riunirsi sotto il comignolo della Cappella Sistina, in Piazza San Pietro?

Per due motivi. Primo: il rito, la tradizione, le radici e la storia che impregnano di mistero il conclave (perché non vediamo cosa avviene dietro quei portoni) ci attraggono. E questo grazie alla sacralità non svelata, ossia quello che non si può vedere, in un'era invece in cui abbiamo accesso a tutto, in cui si vìola tutto, con un tablet si sa tutto di tutti in ogni momento, e con fb e Twitter la privacy è un optional (letteralmente). Ecco perché ci affascina tanto, anzi, forse più di prima.
Oggi, poi, la cosa ci emoziona particolarmente. E veniamo al motivo n.2: è quando sei nel buio più assoluto, che hai più bisogno di luce. È durante le crisi, che si guarda al nuovo. È quando siamo senza guida, che sentiamo il bisogno di una personalità carismatica che emerga, che ci faccia sentire di nuovo forti. Abbiamo tutti bisogno di guide, e il mio augurio è che il Papa che verrà riesca ad esserlo, diventando simbolo di Rinnovamento e Coraggio, nella storia della Chiesa e della Cristianità. I tempi in cui viviamo lo richiedono. E noi, forse non tanto inconsapevolmente, in fondo ne abbiamo un gran bisogno.

lunedì 11 marzo 2013

Sfig Break

Ho scoperto di essere vecchia quando ho visto il trailer del film Spring Breakers.
È la storia di 4 provocanti studentesse che vivono il loro Spring break di sesso, droga alcool e rock&roll, qualche arresto per rapina e da quello che ho letto - il film non l'ho ancora visto- anche un omicidio. Insomma il pacchetto completo, pronto da emulare, magari. Perché queste 4 ragazzine tipo ieri si aggiravano innocenti su Disney Channel, a interpretare teenagers innocenti, in innocenti serie tv e adesso zoccoleggiano al cinema. E poi ho pensato "spero un giorno di non avere figlie femmine... Se mi diventano così?"
Ecco.
È stato in quel preciso istante, quando ho pensato queste cose, che mi sono bloccata: oddìo non è che di colpo.... sono diventata vecchia?! Insomma un commento bacchettone come questo lo fa mia madre, mica io. Poi guardo la mia carta d'identità, rivedo la faccia da scema con la frangiona alla 'ombrellone di paglia in spiaggia' e mi tranquillizzo. Professione: studentessa. Stato civile: nubile. Ed è allora che torno alla realtà: sarebbe scaduta qualche anno fa, ma per effetto della proroga dura 5 anni di più: mi scade l'anno prossimo. Quella faccia ha quasi 10 anni. Come non detto, sono cresciuta, allora. Però, tutto sommato, anche se sono sposata e ho 31 anni, uno Spring Break lo vivrei volentieri, pensandoci bene. Però togliendo droga, rapine e arresti magari. Che somigli più a uno Spring Break, anzi, uno Sfig Break a questo punto, da pensionati?

venerdì 8 marzo 2013

8 Marzo per tre (e mezzo)

Oggi, in una veloce pausa caffè al bar, io e la mia super collega abbiamo incontrato Franca. Io non la conoscevo, anche se il suo ufficio è così vicino al nostro che rischiamo di scontrarsi uscendo dalla porta. In questo giorno così speciale che unisce le donne di tutto il mondo, di tutte le età e ceto sociale, a lei va un augurio particolare. Aspetta una bambina (sì, secondo me è femmina) è al terzo mese, e l'azienda per la quale lavora è in liquidazione.
Se questo è un futuro incerto per tutti coloro che sono piombati in situazioni simili, sempre più frequenti negli ultimi tempi, per una donna che tra sei mesi diventerà mamma il punto di domanda su come si farà per tirare avanti (a meno che una non abbia sposato un magnate) è grosso come una casa. Perché se sei giovane e non hai figli (quindi se non sei donna e non hai il ciclo) è molto più facile lavorare, anche se sono tempi duri.
"Già lo stipendio è dimezzato, l'inps non è veloce come un fulmine nei pagamenti - mi spiega - ...vediamo come faremo".
A sorprendermi però è la sua forza, quella fiammella che noi tutte abbiamo dentro e che va al di là di tutto. Quella che, quando siamo a terra, ci fa rialzare e ricominciare. E scusate, maschietti, se lo rimarco, ma è questa la marcia in più che ci contraddistingue, almeno per la maggior parte di noi.
Usciamo dal bar insieme, tutte e tre (o meglio, tre e mezzo...), e prendiamo l'ascensore. Due chiacchiere, le dico che sono sposata da poco ma per il momento zero voglia di bimbi: con tutto il lavoro che - spero - mi aspetta, non è proprio il momento, questo.
E lei, andando incontro al suo futuro e a quello della una nuova vita che aspetta, si volta e mi dice: "non aspettare, sai. Perché se stai a guardare il lavoro, non lo fai più. Comunque vada, è una cosa bellissima!"

Ecco, questo dovrebbe essere l'8 marzo e questo è l'augurio che rivolgo: guardare al futuro sempre, con Speranza e Coraggio. Per tutte noi.

mercoledì 6 marzo 2013

Se ci sei, batti un colpo

Ok, Primavera. Lo so che stai arrivando, ormai sarà questione di poco. Un segno è che non c'è più buio alle 4 del pomeriggio. Però, ti prego, batti un colpo. Son due giorni che piove e fa freddo (ok, freddino...). Ci avevi proprio illuso con quella bella giornatina soleggiata. Quel giorno avrei voluto persino archiviare il cappotto. E invece per fortuna non l'ho fatto. In più, dicono, tornerà pure la neve, come se il grigiore e la pioggia non fossero abbastanza, almeno al Nordovest: forse sto giro noi a Nordest la evitiamo. Passi febbraio con la neve, ma ti ricordo che siamo in MARZO e che è da ottobre che aspetto il tuo arrivo. Quindi, datti una mossa. Già ci dobbiamo sorbire i rigidi inverni mentali di chi ci comanda, quindi fa un po' te... cosa vogliamo fare?

Intanto, in attesa di una celere risposta, che sicuramente arriverà con un post su twitter, assaporiamoci questo tributo alla Terra e alle sue stagioni. Piovose o meno.
(e bravo a chi ha montato questo bel video su San YouTube)



martedì 5 marzo 2013

Io sto con gli ippopotami

Fare il tiranno non può (grazie al cielo). I numeri per fare non li ha, i numeri per non far fare anche. Di chi parlo? Sì, dai, è facile, il Grillo Mascherato. Sono piuttosto riluttante a parlare di politica&politici, ma stavolta (e solo stavolta) l'eccezione la faccio, perché Ballarò mi ha ispirato (anche se a tratti rimpiango di non guardare ancora "Io sto con gli ippopotami" su rete4).
Vi dirò, non mi dispiacerebbe Grillo, come personaggio: è istrionico e sicuramente porta un po' di aria nuova, o se non altro diversa, negli spalti degli ingessati politici che dai tempi della dc ad oggi ci ritroviamo, sempre tutti uguali. Se non altro il Grillo Mascherato potrebbe avere un effetto collaterale molto desiderato sull'immobilismo politico/partitico che in Italia rasenta l'incredibile, grazie alla sua incapacità particolarmente allucinante di non saper rinnovarsi - v. Pd con Renzi: e ce l'aveva lì, la possibilità.

Stiamo a vedere cosa combina Grillo e il suo M5S: l'hanno scelto in tanti, questo glielo dobbiamo. Sarebbe troppo bello riuscisse a cambiare davvero qualcosa, ma credo purtroppo non succederà per le ragioni che ho elencato sopra.
E anche perché, nonostante tutta la volontà di questo mondo, Grillo Mascherato e i suoi hanno fatto i conti senza l'oste: la nostra vecchia, cara, paradossale Burocrazia, che non si sa come, ma ha il potere di ingessare chi ha buone intenzioni, chi vorrebbe cambiarlo questo Paese, chi ha voglia di fare; di questa o di quella parte politica. E non ci puoi far niente, è così, non ce la fai. La burocrazia è un muro di gomma, ci si continua a rimbalzare contro. E addio ai sogni di gloria. Soprattutto i nostri.

Perché... cuore di cioccolato?

Una volta, in un'intervista al Premio 12 Apostoli, premio dell'omonimo Ristorante che a Verona che unisce letteratura, giornalismo e buona cucina, chiesi ai premiati: "se voi foste un dolce, che dolce sareste?"

Dopo averli messi un tantino in difficoltà - probabilmente si aspettavano domande più intelligenti -, mi sono chiesta: e se lo chiedessero a me, che dolce sarei?
Rispondo subito (come avete capito, me la faccio e me la dico):

TORTINO CON CUORE FONDENTE AL CIOCCOLATO SU LETTO DI VANIGLIA DEL MADAGASCAR

Madagache...??? Sì sì, Madagascar. Eddai, un po' di esotico ci sta anche.
Primo: l'ho mangiato una volta, e giuro che era buonissimo.
Secondo: in fondo, la spiegazione del blog (e la sua ragion d'essere) sta tutta qui.

 Anche un insospettabile comunissimo tortino, può nascondere un cuore di sorprese che non ti aspetti, e che solo nel momento in cui scegli lui (sì, quel tortino di cioccolato come tanti e magari anche un po' banale), ti accorgi che invece è proprio speciale.

Eccoci qua

Chiariamolo subito. Questo NON è un blog di cucina. Anche se a dirla tutta l'idea del blog e del cioccolato mi è venuta dopo pranzo. Avevo una voglia pazzesca di Sacher. Alla faccia della dieta (vado abbastanza bene), della palestra (ho iniziato seriamente) e della cioccolata su cui mi sono abbuffata ieri sera (...ops...).