Chi specula sulla pelle di chi? Questa è la domanda più
sensata, dopo il duplice omicidio nel catanese in cui due anziani coniugi,
Vincenzo Solano (68 anni) e Mercedes Ibanez (70), sono stati assassinati durante
una rapina nella loro casa. Per due telefonini. Il presunto omicida è un 18enne
straniero, ivoriano (ma se fosse eskimese non farebbe differenza): la polizia ha fermato Mamadou
Kamara, da neanche due mesi in Italia, ospitato in un centro per richiedenti
asilo.
Richiede asilo, ma uccide.
Chi specula sulla pelle di chi? è la domanda più sensata a
margine delle polemiche che stanno facendo litigare i partiti: colpa dello
Stato, dice una parte, dopo aver ascoltato il grido di accusa della figlia
delle vittime Rosita Solano; speculazione per una manciata di voti, dice
quell’altra.
Chissà perché, ma ho come l’impressione che se quel
diciottenne fosse bianco, fosse italiano, tutti si scandalizzerebbero e si
spiegherebbero in ampi dibattiti dall’alto valore morale. Giusto. Tutto lecito e tutto
dovuto: la società deve interrogarsi su se stessa, per essere davvero civile.
Ma in questo caso, non lo fa. Peggio, lo fa solo una parte
politica, sfociando nel litigio migranti/non migranti e non arrivando a conclusioni. Come se facesse
qualche differenza la violenza, come se trovasse una giustificazione a seconda
della nazionalità e del colore della pelle e dello "status".
Ecco perché non è speculazione sui morti, ma è un problema
sociale, presente da tempo, e chi lo nega facendosi scudo con tristi battaglie
moraliste è un vigliacco.
La libertà, diceva Oriana Fallaci, prima che un
diritto è un dovere. Ecco perché lo Stato ha il dovere di garantire in primis
la libertà fondamentale, che è quella di vivere, certamente a chi arriva, ma in
primis a chi già c’è, rispetta le leggi, paga le tasse (che poi servono anche
per finanziare i centri di accoglienza, o no?).
Servono misure che sorveglino chi arriva in questo –come in
qualsiasi altro – Stato nei centri di accoglienza, se ne ha il diritto, senza essere lasciato a se stesso: e non è ghettizzare,
è avere cura. Dare un’identità, non solo effettiva, ma anche morale. Servono
misure per i centri di accoglienza: tempi massimi di permanenza più stretti e al
di là di questi, un sistema di integrazione virtuoso: impiegando le persone in
lavori socialmente utili finché non trovano un’occupazione e insegnando loro i
valori comuni che questa Nazione condivide. Tra cui quello di non uccidere.
Lo
si fa partendo dalla cultura, l’ingrediente principale per ogni democrazia. Che deve essere reciproca. Nonostante
la differenza di religione. Di tradizione, di valori. Di pelle, di provenienza.
Chi specula sulla pelle di chi?