domenica 15 settembre 2013

Il sogno di Marco

Rieccoci qui dopo l'estate. Potrei raccontarvi di isole lontane, bikini striminziti e signore affezionate alla chirurgia plastica. Oppure di quanto sia charmant il Festival del cinema di Venezia (o di quanto sia davvero bello George Clooney dal vivo). O, ancora, di come sia frustrante dopo una settimana fuori dal mondo, rientrare, leggere i giornali e constatare che non è cambiato nulla.
Anzi, no, una notizia che merita c'è, ed è il ritorno a casa di Domenico Quirico, giornalista de La Stampa rapito in Siria: lo stavamo aspettando da 5 mesi.

Ma oggi non voglio parlare di niente di questo.
Ieri ero invitata al 36esimo compleanno di Marco, nel giardino di casa dei suoi genitori, la loro è troppo piccola per ospitare tutti noi: una bella occasione per rivedere lui, la sua dolcissima moglie, il bassotto Muffin e tutti gli altri amici. Al momento del brindisi Marco inizia il discorso "c'è un doppio motivo per festeggiare". Subito tutti abbiamo pensato a una cicogna in arrivo e abbiamo squadrato sua moglie.
Ma l'annuncio era per un nuovo, ritrovato lavoro, che per Marco mancava da quattro mesi.
Quattro mesi fa Marco ha visto il suo futuro andare in frantumi come cocci: "ci dispiace ma non sei più parte di quest'azienda" gli hanno detto. Crisi e tagli, una storia come tante, nè migliore nè peggiore di altre.

"Adesso posso ricominciare a sognare"
E il sogno, per lui, non è una macchina costosa. Non è una barca, una vacanza, una seconda casa al mare o in montagna... È una casa (una) dove vivere con sua moglie e magari avere uno, due figli, farli studiare, vivere insieme con dignità. 
L'applauso fragoroso e le grida di eccitazione di noi amici, che si sono sollevate al suo annuncio mi ha fatto venire la pelle d'oca. Tanto più quando suo padre ha commentato che una volta, per un annuncio così, le reazioni erano diverse, più contenute, perchè avere un lavoro era normale, arrivava e basta, fino alla pensione. 

Viviamo gli effetti sulla crisi sui nostri affetti.
E scopriamo che la speranza di questa generazione per il proprio futuro è, intanto, averne uno. Ci basta la dignità.

In bocca al lupo a Marco e a tutti quelli alla ricerca di un futuro: mi piace pensare che alla fine i sogni si avverino...