venerdì 16 maggio 2014

Mille Miglia, tra mito e trash

La Mille Miglia ha sempre un suo fascino, che è un fascino tutto particolare. È elettrizzante, oserei dire sexy, vedere sfilare le auto d’epoca tirate a lucido, sfolgoranti nonostante gli anni accumulati, gioielli roboanti e ancora vogliosi di macinare chilometri e sfidare la sorte e le capacità dei loro piloti. La “corsa più bella del mondo”, passata proprio ieri sera a Verona, è ancora oggi un richiamo di fascino, uno spettacolo senza tempo che seduce e incanta, una sfilata di classe e di glamour su quattro ruote, una lezione storia e di vita.
Si sentono, nell’aria e nella notte, sotto una luna piena che sta a guardare e le illumina come un riflettore, curiosa spettatrice anche lei, le eco di queste vecchie glorie che non hanno nessuna intenzione di ritirarsi a vita privata in qualche garage a ricoprirsi di polvere e sogni lasciati andare.


Finché, nel bel mezzo di corso Porta Nuova, tra una lucidissima Abarth del ’49 e un’Alfa Romeo spider del ‘32, appena passate al cospetto della millenaria Arena, si infilano loro, imbucate in una festa di cui mai riceveranno il bramato invito.
Fiat punto nera truzza, carrozzeria raso terra e alettone. Ci ho messo un po’ a riconoscere il modello. Si presume che il proprietario burino abbia più volte esagerato, sbancando Bep’s, o abbia chiamato il dott. Frankestein a fare un lavoretto, dati i pezzi non suoi cuciti addosso. C’è anche una fascia di luci ultraviolette, che spuntano da sotto il muso. Gli dà gas. Spompa e sgomma, come se la corsa fosse solo per lui.

Penso di aver avuto un’allucinazione. O forse è il vento pungente che mi sta procurando una strana forma di congiuntivite connessa a una sorta di delirio neuronale. Chissà.
Intanto mi godo la gara. Chissà se Jermy Irons è già passato, a bordo della sua Jaguar XK 120 Lightweight del 1950.

Ma ad un tratto sento una musica, con bassi potenti provenire da lontano, che si avvicina, sempre più alta, a coprire il rombo degli inconfondibili motori della Mille Miglia. L’orgoglio tamarroide non teme il freddo, né il vento: una jeep (modello indefinito), gira e rigira scoperchiata con due ragazze sul sedile dietro in canotta, che con tutta probabilità oggi staranno scontando la sfrontatezza sul wc (spero) di casa loro. Passano e ripassano, tutte gasate e orgogliose di avere le luci della ribalta anche per loro. Di godere, per qualche attimo, della notorietà. A seguire, torna la Fiat Punto truzza, e sgomma a gran velocità sul corso Porta Nuova, per raggiungere, per toccare anche lei, il mito. L’esibizione del trash si fonde con lo chic, e mi sembra un film dell’orrore, come se i personaggi del Grande Fratello fossero sul set di un film anni '50 con Grace Kelly, o come se la top model Cara Delavigne sfilasse alla sagra degli arachidi, prima dei balli di liscio dove si sfogano gli anziani.


Dentro di me, un’unica certezza: c’è e ci sarà sempre chi può e chi non può. Ma chi fa dell'Italia un siparietto, sarà solo chi mai non potrà e farà sempre di tutto per potere.