mercoledì 19 giugno 2013

Notte prima degli esami

A guardarli bene fanno una certa tenerezza.
Qualcuno ha pure indossato giacca e cravatta per l’occasione. Altri invece se ne fregano e vanno con i soliti pantaloni strappati, graffiati, slavati, insomma, quelli che la mamma si chiede “ma in quale cassonetto li avrà trovati?”.
Comunque sia, lasciatemelo dire, sono stupendi: con gli occhi e le occhiaie che, nonostante la paura, brillano di speranza. Non solo di passare l’esame, ma di fare qualcosa di più.
È la gioventù signori miei, e ci piace, soprattutto man mano che passano gli anni (i nostri).

Oggi per loro è un giorno speciale, o se non altro, non è un giorno come gli altri: inizia l’esame di maturità.
Devo dire la verità: vederli mi ha emozionato, e non solo perché dalla mia, di matura, è passato un secolo. Piccole donne e piccoli uomini che stanno diventando adulti tra mille difficoltà che il mondo d’oggi ci sta generosamente regalando, erano intervistati dalle tv nel consueto servizio di inizio esami: con la loro voglia di vivere e di esserci, in un periodo storico che più che essere penalizzante fa pena, oggi i riflettori sono tutti per loro (sì, ok, c’è anche Obama al G8).
La verità è che questo esame per loro non è altro che una prova generale per gli anni che verranno: dall’alto dei miei quasi 32 (sic!) ormai posso dirlo, scriverlo e firmalo pure, se volete. Il punto è che questi donne e uomini del domani avranno un compitino per nulla facile: dovranno essere molto forti, e farsi delle belle ossa, perché spetta a loro rimettere in sesto il Paese, quando i vecchi baroni (in tutti i settori) lasceranno la poltrona (forse a un parente che ne continuerà la stirpe). 
Spetta a loro essere coraggiosi e fare scelte più sensate, anche sul percorso di studio che sceglieranno: auguro a tutti di guardare più alla sostanza delle cose che alla forma. Auguro loro che nella vita venga prima la famiglia, l’amore, i figli, gli affetti, e poi un buon lavoro, che permetta di realizzare i sogni e le ambizioni, oltre che a portare a casa il pane.
Auguro loro di essere innovativi, ma di ascoltare da chi ne sa di più: non c'è nessuno da rottamare, semmai, da cui imparare.
Auguro che la spensieratezza dell’estate della maturità (ce ne saranno poche altre così, fidatevi) duri un po’ più a lungo. Auguro loro di diventare degli eroi del loro tempo, e magari anche del nostro: ne abbiamo tutti bisogno.
Spero che i loro occhi e anche le loro occhiaie continueranno a dirci che loro ci sono, e sono qui per fare qualcosa di buono: è la speranza che riponiamo.



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