mercoledì 10 aprile 2013

Spam

Ieri, nella redazione de La Stampa, a Torino, è stato recapitato un pacco sospetto, un busta senza bolli né mittente. Come già saprete avendo letto dalle cronache e ascoltato nei tg si trattava di una busta bomba. Che solo per caso o per fortuna, almeno così pare, non è esplosa. L'innesco non ha funzionato, nel momento dell'apertura.
Io non sono una dipendente de La Stampa, non sono neanche una loro corrispondente. Sono solo una collaboratrice, una "piccola" free lance come ce ne sono tanti. Ma non so perché ho pensato subito ai colleghi, quando ho letto la notizia. Anche se sono una libera professionista senza fissa dimora, molti di loro li conosco, ci ho a che fare ogni giorno e ogni giorno queste persone lavorano per portare l'informazione a casa della gente, una buona informazione. Per questo sento quasi se la cosa toccasse, in un certo senso, anche me. Il mio pensiero subito è andato a loro, alle loro reazioni, a come devono essersi sentiti, posto il pericolo che hanno corso. È come se avessero toccato qualcosa che appartiene al mio mondo, con un gesto codardo e vigliacco che, come scrive Massimo Gramellini nel Buongiorno di oggi, non avrebbe colpito la Casta o i Poteri, ma avrebbe potuto far perdere una mano o un occhio a una persona con due figli, una casa, un mutuo.

Altri episodi simili sono accaduti negli ultimi mesi, oltre al caso de La Stampa ieri e ad altra "posta indesiderata", recapitata a un'agenzia investigativa di Brescia. Non voglio pensare a un gruppo organizzato dietro, anche se mi fa più paura un gruppo che non lo sia. Quello che penso ora è che quelle buste potrebbero innescare qualcosa di ugualmente pericoloso, nel cuore delle persone (impiegati, giornalisti): la paura. Non si dovrebbe andare al lavoro e aver paura di aprire la posta, non si dovrebbe tornare a casa e sentirsi fortunati di non averla aperta, o che 'grazie al cielo stavolta almeno non e scattato l'ordigno e non mi è saltata la mano', non si dovrebbe pensare cosa è stato fatto di così grave da indurre qualcuno a odiare (solo odio può portare a questo, e l'odio non porta mai a nulla) una persona, o un gruppo di persone, o chi le rappresenta: giornali, Enti. Non in un Paese civile, almeno. Ma a volte, viene il dubbio che il nostro effettivamente non lo sia.


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