martedì 24 novembre 2015

La non-morte di Valeria Solesin



Cosa ci può insegnare la morte? Tante cose. Penso che tra le più importanti ci siano il rispetto e l'amore per la vita, in ogni suo respiro. Perché la vita non è per sempre, un giorno finirà e di noi resteranno ossa e cenere, se siamo stati bravi forse fotografie e ricordi ai nipoti. È un po' triste e scabrosetto pensarci, lo ammetto, ma è così.
Lo impariamo ogni volta che muore qualche persona cara, che lascia intorno a noi un posto vuoto che nessuno può occupare.
La morte al Bataclan il 13 novembre 2015 di Valeria Solesin, veneziana, 28 anni, nata a Zevio nell'agosto del 1987 (l'ospedale dove sono nata anch'io in provincia di Verona), è però qualcosa di diverso. È una non-morte.

Istituiranno alla sua memoria concorsi, in cui parteciperanno studenti e studentesse di ogni credo e di ogni dove; saranno intitolate a lei vie e piazze, dove passeggeranno uomini, donne, anziani e bambini di tutte le nazionalità. Ci saranno forse anche aule studio, aule magnae, borse di studio che permetteranno a questi giovani di studiare e magari inventare, diventare qualcuno che farà qualcosa di buono.
La morte di Valeria per questo è una non-morte: perché ha lasciato una traccia.

In quanti possono dire di averlo fatto, nella loro vita?
È proprio come vivremo la nostra vita oggi, domani e il giorno dopo ancora che farà la differenza.
Quello che penseremo, che diremo, che faremo, che insegneremo.
Valeria non voleva morire, ci mancherebbe; avrebbe voluto continuare a studiare, trovarsi un buon lavoro, forse sposarsi, avere bambini, un cane o un gatto, una casa, magari un giardino. E poi nipoti, fino alla vecchiaia, e allora si poi morire.
Invece le cose sono andate diversamente. Valeria è stata uccisa dalla follia, dall'odio, dall'estremismo dietro cui non si nasconde, credo, solamente un dio. Ma il paradosso sta: continuerà a vivere comunque. E non è retorica, per una volta, è un fatto sotto gli occhi di tutti.

Ecco, Valeria, vedi che non sei morta davvero? Vedi che continuerai a ricordarci quanto importante è studiare, laurearsi, essere qualcuno in qualche posto nel mondo ed essere figli di quell'Europa e quel mondo in cui credevi (e che forse ha ancora qualche chance di esserlo), ricordare che la violenza e l'odio non portano a chinare la testa, ma ad alzarla sempre di più?
I tuoi genitori sono un esempio di dignità e intelligenza sfolgorante, e con la loro lezione sono riusciti a insegnarcelo.

Tu, invece, ce lo ricorderai.

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